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mercoledì 8 settembre 2010

Lettera aperta ai politici. Risposta, indiretta, all'Assessore Riccardi

http://www.regione.fvg.it/rafvg/giunta/dettaglio.act?dir=/rafvg/cms/RAFVG/Giunta/riccardi/comunicati/&id=36234&ass=B06&WT.ti=Ricerca%C2%A0comunicati%C2%A0stampa


“Una guerra contro gli incidenti stradali”, così inizia il resoconto della conferenza stampa del 7 settembre '10 presso la Regione Friuli Venezia Giulia.

Questa frase mi ricorda, per assonanza, un'altra frase che alcuni pacifisti “ad oltranza” scandivano nei cortei degli anni '70/'80: “Guerra alla guerra!” Dico questo perché gli incidenti stradali sono di per sé una guerra. Ma una guerra non si combatte facendole guerra, cioè usando le sue stesse armi.

Gli incidenti stradali sono....sono.... Già, questa è una domanda da un milione di dollari. Posso dire con certezza cosa gli incidenti stradali non sono. Ebbene la prevenzione degli incidenti stradali, così come la sicurezza stradale, non sono un problema del singolo e quindi dei ragazzi che saranno coinvolti con questi corsi di Educazione stradale, anzi, meglio, di Educazione alla Sicurezza stradale. La prevenzione degli incidenti stradali e la sicurezza stradale sono un problema delle istituzioni, quando decidono di farsene carico. Il paradosso - perché qui tutta la situazione è paradossale – è che conviene occuparsene e soprattutto conviene non risolverlo. La situazione, così com'è, fa comodo a molti. Si è creato un business della sicurezza stradale. Mettiamola così. C'è un Persecutore (l'incidente stradale) che spadroneggia e terrorizza la gente per le strade. C'è un Salvatore (politici ed esperti di varia natura) che interviene per ucciderlo/castigarlo/punirlo/rieducarlo e liberare così la sua povera Vittima (gli utenti della strada) dalla sua nefasta influenza. Bene, anzi, benissimo! Ma quando finisce il film? Quando il nostro, Superman, Rambo, Mandrake, Uomo ragno, Tex Willer della situazione conclude la sua missione e torna a vita civile? La risposta è.. mai! Ma allora c'è qualcosa che non torna. La favoletta di prima si rivela allora per quello che è...una favoletta, appunto!

I dati di realtà, invece, di cui è assolutamente necessario tenere conto sono che:

1°- Il Salvatore costa. Nessuno lavora gratis. Quindi potrebbe essere percepito quale persecutore, dal punto di vista del bilancio dell'Amministrazione Committente dell'intervento o da quello del bilancio famigliare del singolo (si pensi ai costi delle assicurazioni o degli artigiani che ti riparano la macchina dopo l'incidente).

2°- Il persecutore quale Salvatore del Salvatore. Sia dell'esperto, in termini economici, sia del politico, in termini di ritorno di immagine. Le guerre servono!

3°- Chi paga davvero? Chi è la vera vittima in tutto questo? La vera vittima non è tanto e non solo il bilancio dell'istituzione committente, o del singolo. La vera vittima sono le potenzialità di crescita dell'individuo e della collettività. La vera vittima è l'attenzione verso la virtuosità, vero motore della sicurezza.

La vera vittima è il punto di vista della persona, alla quale non interessano le statistiche, che invece interessano alle istituzioni. Alla singola persona interessa l'aspetto umano e non quello ingegneristico del suo muoversi nel traffico. Interessa ciò che può scoprire e non ciò che deve evitare. Al singolo interessa e conviene coltivare la virtù e non la sicurezza. Alla sicurezza deve pensare l'istituzione, ma non, come nel caso in questione, facendo in modo da porlo in capo di nuovo al singolo. Questo corto-circuito, al di là della sua immoralità, non funziona!


Grazie dell'attenzione.


Dr. Sabino Cannone (psicologo-psicoterapeuta, esperto in psicologia del traffico)

venerdì 3 settembre 2010

Reporter all'opera.

Questa foto l'ho scattata un paio di settimane fa, percorrendo una bretella della ex S.S. 412 della Val Tidone, ora strada provinciale, all'altezza del Comune di Torrevecchia Pia, in provincia di Pavia. Sconcerta questo limite di velocità a 40 Km. orari, in una strada come questa, con poco traffico ed in questo momento addirittura deserta, con il manto stradale impeccabile e senza intersezioni. Un bel rettilineo di un paio di chilometri. Non stupisce quindi, che nessuno, a parte il sottoscritto (giusto per vedere l'effetto che fa), solitamente rispetti questo cartello. Vogliamo parlare di doppio legame? Comunque agisci, sbagli! O sei fesso, se rispetti un limite tanto assurdo; oppure sei cattivo, perché hai trasgredito nei confronti di una legge, comunque valida a tutti gli effetti!
Rimane una terza possibilità, remota ma possibile: che la limitazione abbia una qualche ragion d'essere... ma comunque sconosciuta al comune utente della strada!
Nel qual caso continueremmo a trovarci nel campo patologico del doppio legame, perché il messaggio che passa è quello della disconferma: tu non esisti, cioè tu guidatore non hai il diritto di  pretendere da me, istituzione, comunicazioni chiare e coerenti.

giovedì 2 settembre 2010

Commento all'articolo “Italiani al volante pericolo costante? Secondo l'Economist, sì”.

Questo post è il commento, pubblicato, ad un articolo comparso il 31 agosto sul sito Exite.it

http://motori.excite.it/italiani-al-volante-pericolo-costante-secondo-leconomist-si-N51184.html?clear_cache=1#leave_comment

Salve, mi chiamo Sabino Cannone, sono psicologo-psicoterapeuta, esperto in psicologia del traffico.
Intervengo in merito all'articolo “Italiani al volante pericolo costante? Secondo l'Economist, sì”. Sono andato a leggermi l'articolo originale del “The Economist”, cercandolo all'interno del loro sito, compresi i commenti ed ho appreso così che il titolo originale era: “Strade in rovina. Un ottimistico tentativo di imporre l'ordine sulle strade d'Italia”.
La versione italiana invece riecheggia il motto: “Donna al volante, pericolo costante”.
In questo sviando dal tema trattato, presente invece nell'incipit dell'articolo inglese: “Anarchia, ignoranza della legge o solo la credenza che le regole siano un optional”.
Vorrei quindi soffermarmi brevemente proprio su questi temi.
Dando per acquisita la veridicità di tali affermazioni, naturalmente non nel senso che questo valga per tutti gli italiani, bensì nel senso del comune sentire (interno ed esterno all'Italia), rimane da chiedersi: quali cause hanno portato a simili effetti?
Ovviamente questa è una domanda da un milione di dollari, nel mio piccolo, come tecnico del fattore umano, posso solo rilevare che il comportamento degli italiani sulla strada risente molto dell'ambiente politico/culturale di riferimento. Che credibilità ha da noi la legge, in generale? Che credibilità hanno le istituzioni? Che esempio forniscono a questo riguardo coloro che dovrebbero essere presi a modello di comportamento? Ma ancora di più: che cosa significa per il singolo il concetto di sicurezza, stradale e non? Non significa assolutamente niente.
La sicurezza stradale è, né più né meno, che una parola feticcio. Ci si riempie la bocca con essa, soprattutto i politici, ma non significa niente. E' un'entità statistica. Si riferisce al dato statistico auspicato: "incidenti zero", o più realisticamente, al dato statistico auspicato: "incidenti...un po' meno”. Non sto parlando, sia charo, delle vittime della strada - a qualsiasi titolo - quelle sono entità concrete, persone in carne ed ossa e rispetto la loro triste sorte; mi riferisco proprio al concetto di sicurezza stradale. E' un concetto pericoloso per il vivere civile, oltre che fumoso ed aleatorio, perché spinge nella direzione del conformismo e della de-responsabilizzazione. Sicurezza per chi? Per il singolo o per il sistema? Il termine sicurezza deriva dal latino “sine-cura, cioè assenza di cura, senza problemi, non me ne devo curare. Su questa strada si arriva ben presto al “me ne fotto” di chi trasgredisce volutamente le regole, del Codice della strada e non solo. Vi sembrano poi tanto diversi, in questa prospettiva, la guardia ed il ladro? A me sinceramente no. Proporrei quindi un cambio di paradigma: dal concetto di guidatore sicuro a quello di guidatore virtuoso. L'unico che possa avere un senso per il singolo ed aiutarlo a crescere, come individuo e come collettività.

Per chi fosse interessato e volesse saperne di più a tal proposito, suggerisco di visitare il blog che ho dedicato a queste tematiche, tramite il seguente link:
http://laviadellaguida.blogspot.com/

Segnalo inoltre il riferimento al gruppo che ho di recente aperto su Facebook, dal titolo: LA VIA DELLA GUIDA.

Grazie per l'attenzione. Dr. Sabino Cannone