Questo post è il commento, pubblicato, ad un articolo comparso il 31 agosto sul sito Exite.it
http://motori.excite.it/italiani-al-volante-pericolo-costante-secondo-leconomist-si-N51184.html?clear_cache=1#leave_comment
Salve, mi chiamo Sabino Cannone, sono psicologo-psicoterapeuta, esperto in psicologia del traffico.
Intervengo in merito all'articolo “Italiani al volante pericolo costante? Secondo l'Economist, sì”. Sono andato a leggermi l'articolo originale del “The Economist”, cercandolo all'interno del loro sito, compresi i commenti ed ho appreso così che il titolo originale era: “Strade in rovina. Un ottimistico tentativo di imporre l'ordine sulle strade d'Italia”.
La versione italiana invece riecheggia il motto: “Donna al volante, pericolo costante”.
In questo sviando dal tema trattato, presente invece nell'incipit dell'articolo inglese: “Anarchia, ignoranza della legge o solo la credenza che le regole siano un optional”.
Vorrei quindi soffermarmi brevemente proprio su questi temi.
Dando per acquisita la veridicità di tali affermazioni, naturalmente non nel senso che questo valga per tutti gli italiani, bensì nel senso del comune sentire (interno ed esterno all'Italia), rimane da chiedersi: quali cause hanno portato a simili effetti?
Ovviamente questa è una domanda da un milione di dollari, nel mio piccolo, come tecnico del fattore umano, posso solo rilevare che il comportamento degli italiani sulla strada risente molto dell'ambiente politico/culturale di riferimento. Che credibilità ha da noi la legge, in generale? Che credibilità hanno le istituzioni? Che esempio forniscono a questo riguardo coloro che dovrebbero essere presi a modello di comportamento? Ma ancora di più: che cosa significa per il singolo il concetto di sicurezza, stradale e non? Non significa assolutamente niente.
La sicurezza stradale è, né più né meno, che una parola feticcio. Ci si riempie la bocca con essa, soprattutto i politici, ma non significa niente. E' un'entità statistica. Si riferisce al dato statistico auspicato: "incidenti zero", o più realisticamente, al dato statistico auspicato: "incidenti...un po' meno”. Non sto parlando, sia charo, delle vittime della strada - a qualsiasi titolo - quelle sono entità concrete, persone in carne ed ossa e rispetto la loro triste sorte; mi riferisco proprio al concetto di sicurezza stradale. E' un concetto pericoloso per il vivere civile, oltre che fumoso ed aleatorio, perché spinge nella direzione del conformismo e della de-responsabilizzazione. Sicurezza per chi? Per il singolo o per il sistema? Il termine sicurezza deriva dal latino “sine-cura, cioè assenza di cura, senza problemi, non me ne devo curare. Su questa strada si arriva ben presto al “me ne fotto” di chi trasgredisce volutamente le regole, del Codice della strada e non solo. Vi sembrano poi tanto diversi, in questa prospettiva, la guardia ed il ladro? A me sinceramente no. Proporrei quindi un cambio di paradigma: dal concetto di guidatore sicuro a quello di guidatore virtuoso. L'unico che possa avere un senso per il singolo ed aiutarlo a crescere, come individuo e come collettività.
Per chi fosse interessato e volesse saperne di più a tal proposito, suggerisco di visitare il blog che ho dedicato a queste tematiche, tramite il seguente link:
http://laviadellaguida.blogspot.com/
Segnalo inoltre il riferimento al gruppo che ho di recente aperto su Facebook, dal titolo: LA VIA DELLA GUIDA.
Grazie per l'attenzione. Dr. Sabino Cannone
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