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martedì 10 agosto 2010

Appunti di viaggio urbano

Ore 10.30 Comune di Monteleone (PV)
Come tutte le mattine ormai da una decina di giorni e tutte le estati da una decina d'anni, passo attraverso il Comune di Monteleone per andare alla terme di Miradolo.
E ogni volta attraverso una strada dove è fatto divieto di fermata, sosta, o parcheggio alle automobili, ma puntualmente ogni volta che passo di lì c'è sempre qualche mezzo parcheggiato sul lato destro della strada, incurante del disagio che arreca alla circolazione. Come sempre, anche questa mattina passando di lì vedo che la strada non è sgombra, come dovrebbe essere, ma ci sono due automobili parcheggiate in fila e da una di queste sono appena scese due donne, quindi quel mezzo è appena arrivato. Come al solito rallento e attraverso il centro abitato ad una velocità molto bassa, anche perché, come al solito, dall'altra parte sta per sopraggiungere un altro veicolo. Noto che è abbastanza grosso, per cui rallento ulteriormente, ma alla fine sono costretto a fermarmi per non andargli addosso. Con mia grande sorpresa noto la paletta della vigilanza urbana posizionata davanti al cruscotto di guida. Da ciò deduco che si tratta di un mezzo della vigilanza del Comune. La conferma arriva subito perché il guidatore di questo grosso veicolo, una specie di Range Rover modello rustico, mi fa subito presente che io avrei dovuto fermarmi davanti alle vetture ferme, per dargli la precedenza. Perché è questo che prescrive il regolamento. Rimango interdetto, senza dire una parola, chiedendomi come avevo fatto a cacciarmi in questa scomoda situazione. Grazie sicuramente al fatto che me ne ero stato ben zitto, una volta fatta la sua sparata sul regolamento, questo tutore dell'ordine in borghese se ne va. Io tiro un sospiro di sollievo e comincio ad interrogarmi su come mi sia potuta succedere una cosa del genere. In punta di diritto quel signore aveva ragione, io avrei dovuto fermarmi ed aspettare che passassero le macchine provenienti in senso contrario, perché era loro la precedenza. Già, ma allora perché non l'ho fatto? Semplice, per la banalissima ragione che qui nessuno lo fa, nessuno si ferma completamente. Si cerca di passare comunque, rallentando e stringendosi un po'. Questo è diventato il dialetto del posto. Questa è la prassi comune ed incidenti in quel punto, in dieci anni di frequentazione, non ne ho mai visti. L'incidente invece questa volta l'ho visto molto vicino, mi sono fermato a non più di 30 centimetri dall'altra vettura. E la colpa sarebbe stata mia. Qui i conti non mi tornano. Se l'effetto della presenza dei tutori dell'ordine alla fine è quello di aumentare il rischio di incidente, allora forse è meglio che se stiano nei loro uffici. Quello che mi ha maggiormente dato fastidio è il fatto che se la sia presa con me e non con i proprietari delle macchine parcheggiate abusivamente. Si è cioè occupato dell'effetto e non della causa.
Mi viene da fare un accostamento metaforico. Mi pare che quel signore si sia comportato come un semaforo, il quale semaforo mi sono fatto la convinzione che complichi la vita degli automobilisti, invece di migliorargliela. Il semaforo si pone come ulteriore variabile in un contesto già complesso di suo. Monopolizzando le comunicazioni degli automobilisti verso sé stesso, rendendo quindi inutili le comunicazioni orizzontali tra utenti della strada. L'importante è passare con il verde e fermarsi con il rosso. Null'altro ha importanza. É l'apoteosi della comunicazione one-to-one. Ognuno è orientato verso il semaforo. E' il concetto dell' ”automobilista girasole”(ma in generale di ogni utente dell'ambiente strada, perché il semaforo - in teoria - lo devono rispettare tutti).
Il concetto, per essere ancora più chiari, è quello dell'intermediario, che con la sua stessa presenza, de-responsabilizza.

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